La sorella – La rinascita e le prime elaborazioni

…la rinascita e le prime elaborazioni…

Una volta che la vettura ha ripreso la forma originale e finiti di pagare i debiti fatti con i miei genitori, necessari per assolvere alla ricostruzione dell’auto, ho iniziato ad accantonare i soldi per farla preparare leggermente a livello di motore ed assetto sempre da Gianantonio Franzoni.

A maggio 2006 l’ho appunto riconsegnata nelle mani del pilota nonchè meccanico-preparatore camuno per le sue “cure”; dopo un po’ di tempo, mi è stata riconsegnata “vitaminizzata”: nuovi alberi a cammes più spinti, scarico completo artigianale con catalizzatore metallico, filtro a cono (che successivamente sono andato a sostituire e vi racconterò come), centralina, assetto e distanziali da 20mm sulle quattro ruote.

Successivamente ho anche apportato altre modifiche, nel corso del tempo, grazie al prezioso aiuto di mio papà, che ora purtroppo non c’è più, al quale ho dedicato un piccolo ma sentito tributo mediante un adesivo sul paraurti anteriore, nel quale c’è il suo volto stilizzato e la scritta “CIAO PAPA’, GRAZIE INFINITE”.

Proprio mio padre, mi ha dato un’enorme mano nella realizzazione del pannellino in alluminio che abbiamo montato nel vano lasciato libero dall’autoradio. Visto che io di elettronica non ci ho mai capito nulla, lui mi ha costruito un pannellino in bachelite con le componenti elettriche necessarie a far funzionare i nuovi interruttori metallici degli alzacristalli elettrici, che han preso il posto di quelli originali in plastica, installati dalla casa madre sul carter in plastica fissato sul tunnel centrale.
In questo modo, togliendo il carter portaoggetti sul tunnel centrale, gli interruttori alzacristalli e i relativi cavi, abbiamo donato all’auto una linea interna più pulita e più spartana, come si conviene sulle auto da corsa.
Nel pannellino, è stato integrato anche un terzo interruttore, per l’accensione manuale della seconda ventola di raffreddamento supplementare.

Un’altra modifica da me apportata nei primi periodi è stata quella relativa all’adozione di una pedaliera in alluminio, di quelle utilizzate nelle competizioni.

Subito successivamente è stata la volta dell’introduzione di un estintore brandeggiabile con relativa staffa di fissaggio, posizionato sotto il cruscotto.

Toccando nuovamente il tema delle vetture da corsa, il mio obiettivo è sempre stato quello di avere, come già anticipato nella sezione “LA MIA STORIA”, una “replica” di una delle beniamine, che ho sempre seguito nei fine settimana durante le competizioni, nel box di casa mia.
La Peugeot 106 Rallye, a mio avviso, così come poche altre vetture di pari segmento o leggermente superiori, ha sempre incarnato questo spirito: infatti, quest’auto non differisce, alla prima vista, da quelle che hanno sempre riempito – e continuano ancora a farlo – gli elenchi iscritti dei rally e delle gare in salita.

Con poche modifiche, una 106 Rallye può subito diventare da stradale a mezzo da gara, senza l’ausilio di allargamenti di carrozzeria, alettoni o cerchi specifici.

Altra cosa importante: su questo tipo di vetture la parte meccanica (cilindrata propulsore, cambio e trazione) è la medesima sia dal punto di vista sportivo (per le vetture impiegate nei rally), sia dal punto di vista “casa-madre” (per le vetture all’epoca in vendita in concessionario).

Oggigiorno, purtroppo, moltissime auto da rally (in particolar modo le macchine che si battono per la classifica assoluta) sono dei veri e propri prototipi, che al di là dei fari e delle linee vagamente simili alle originali, poco o quasi nulla condividono con le vetture omonime stradali.
Questo perchè la Federazione Internazionale dell’Automobilismo non impone alle case madri la costruzione di un minimo di esemplari e la relativa omologazione, per poi poter accedere alle corse con quel modello specifico, come invece era obbligatorio fare fino a qualche anno fa.

[continua…]


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